Dipendenza da internet e cyberbullismo

Dipendenza da internet e cyberbullismo


La dipendenza da Internet appare come un nuovo modo di pensare e comunicare che, se da una parte rappresenta unĀ“evoluzione, dallĀ“altra comporta il rischio di sviluppare nuove patologie.

Dietro ogni dipendenza si nasconde sempre un angoscia.  Le paure, le preoccupazioni, le solitudini, le ansie dei giovani possono derivare da molteplici fattori  e spesso i disagi nascono proprio da una fragilità familiare, portando a  nuovi conflitti tra genitori e figli. Così come  si possono trasformare a anche in CYBERBULLISMO. O nella personificazione del "bullo" sulla rete o come vittima delle violenze virtuali. E´ quindi sempre urgente intervenire attraverso un lavoro terapeutico, allargato anche alla famiglia per prevenire ed evitare patologie poi sempre più importanti.

I giovani d’oggi si possono definire 'nativi digitali'  essendo  nati  già nell’era di internet, cresciuti in un mondo 'diverso' ; un mondo dove lo spazio e il tempo sono vissuti in modo differente. I concetti di distanza e di vicinanza sono stati stravolti, tanto da far sembrare vicino ciò che è concretamente distante e al contrario distante ciò che è potenzialmente vicino. Il tempo, poi, è vissuto più intensamente riducendo le attese e  compromettendo anche la capacità di attendere e quella di stare da soli.

Il rapporto con i supporti digitali coinvolge i bambini fin dalla prima infanzia: dallo smartphone dei genitori, al Nintendo, alla play station, fino al gaming online e ai social network. Anche i cartoni animati in tv parlano ai bambini e i piccoli nativi digitali crescono tra una moltitudine di schermi portatili e interattivi, di fronte ai quali sembrano più assorti che concentrati.

La dipendenza da Internet nasce da qui e subito appare come un nuovo modo di pensare e comunicare che, se da una parte rappresenta un’evoluzione, dall’altra comporta il rischio di sviluppare nuove patologie.
Dietro ogni dipendenza si nasconde sempre un angoscia.  Le paure, le preoccupazioni, le solitudini, le ansie dei giovani possono derivare da molteplici fattori e mentre la famiglia dovrebbe fare da contenitore affettivo/protettivo per tutto ciò, spesso avviene proprio il contrario e i disagi nascono proprio da una fragilità familiare.

E dalla dipendenza da internet  nascono anche i nuovi conflitti tra genitori e figli.

Gli adolescenti si ritirano nelle loro stanze e per il genitore non è più possibile dialogare con loro.
Questo non significa che tutta la responsabilità ricada sui ragazzi,   ma al contrario siamo spesso anche noi adulti che fatichiamo a capire quel loro mondo e pur essendo invitati da loro ad entrarci ci rifiutiamo perché non lo conosciamo e di conseguenza lo critichiamo.

A questo si aggiunge il fatto che è diminuito il tempo concreto e lo spazio mentale per stare con i nostri figli, e questo è il primo passo per una distanza generazionale che oggi assomiglia a un vuoto, in cui a volte diventa difficile anche avere sani conflitti.

Questo atteggiamento genitoriale allontana maggiormente i figli che si ritirano sempre di più nel  mondo digitale piuttosto che quello reale.
E noi adulti se da un lato critichiamo, dall’altro assecondiamo molto spesso il mondo virtuale dei nostri figli compiacendoci del fatto che i ragazzi passano le ore davanti al pc o allo smartphone e almeno in quei momenti “non si vedono e non si sentono” così noi possiamo dedicarci ai nostri impegni o goderci i nostri spazi senza troppe seccature.

E qui commettiamo il primo grande errore,  perché i bambini hanno bisogno di essere visti.

“Guarda mamma che disegno ho fatto. Guarda che voto ho preso. Guarda come ho disegnato la Barbie al Nintendo”, che è la stessa cosa non importa se è sul foglio o al Nintendo. Il punto è che noi lo dobbiamo vedere, non guardare”. E per vedere i nostri figli dobbiamo per forza pensarli, prima di controllarli.

E purtroppo questo PENSIERO GENITORIALE manca spesso, tanto che vediamo i nostro figli solo quando appare in maniera evidente un sintomo come quello dell’ isolamento sociale, piuttosto che un umore depresso, piuttosto che uno scarso rendimento scolastico o un atteggiamento aggressivo con i compagni. E tutto ciò si può anche trasformare in CYBERBULLISMO. O nella personificazione del “bullo”sulla rete o come vittima delle violenze virtuali.

Il cyberbullismo sta diventando  la prima angoscia dei teenager e dei loro genitori. Anche perché è un fenomeno in crescita esponenziale: la maggioranza dei bambini  oggi ha a disposizione un telefonino proprio, che si riceve (molto spesso) già tra i 9 e gli 11 anni, magari come regalo per la comunione. Insomma, i rischi si manifestano già alle elementari. E se le offese, gli insulti e le aggressioni sono virtuali, non per questo fanno meno male: lo dimostrano le storie  di cronaca dei giovanissimi suicidi che decidono di togliersi la vita proprio perché non riescono più a sopportare gli insulti e le denigrazioni sul web.

La dipendenza da qualunque cosa è sempre il sintomo di problemi più profondi, un vuoto che si cerca di colmare con la quantità, con un consumo compulsivo che diventa una medicina, seppure temporanea.

La terapia, quindi, deve necessariamente coinvolgere tutta la famiglia. Ai genitori si consiglia di non assumere mai comportamenti aggressivi con i figli perché accentuerebbero solamente il problema. Mai staccare il modem senza preavviso, quindi. Per chi è dipendente equivale a svegliarsi da un sogno e venir gettati nella realtà.
Così per chi passa ore ed ore immerso nel mondo, o meglio mondi virtuali, il risveglio deve avvenire sempre dolcemente, soprattutto quando non c'è concordanza nella coppia su quale comportamento adottare. Se madre e padre avevano deciso di spegnere il modem per tutto il pomeriggio, la madre va a riaccenderlo, senza dire niente,  per un figlio, questo può essere molto destabilizzante.

Quando i genitori arrivano in seduta capita spesso di rendersi conto che alla base dell'assuefazione dei figli ci sono questioni irrisolte fra i due genitori. Gli incontri diventano così un'occasione per affrontarle.

La terapia familiare  diventa un importante strumento terapeutico che offre l’opportunità di aiutare quei genitori e quei figli che hanno perso il “collegamento” tra di loro, permettendo ai ragazzi di dare voce a quelle angosce non dette e che si nascondono dietro lo schermo del pc, dove hanno trovato rifugio e di ricercare quell’ascolto genitoriale ormai perso esprimendo in pieno le loro emozioni, appiattite dal mondo virtuale.


Pubblicato il 26-05-2015
Scritto da Sonia Balzani